A che età si va in pensione? Requisiti 2025 e differenze tra uomo e donna per la pensione anticipata

Anna Vinci
·
1
April
2025
Condividi su

Per andare in pensione in Italia, è necessario possedere vari requisiti come, ad esempio, una certa età e un certo numero di anni di lavoro alle spalle.

Il nostro sistema previdenziale pubblico prevede delle finestre di pensionamento e in questo articolo le analizzeremo tutte in dettaglio.

Prima di tutto vedremo le finestre di pensionamento previste nel sistema misto, poi quelle previste nel sistema contributivo e, in ultimo, le finestre di pensionamento anticipato che sono attive quest’anno e possono essere modificate o eliminate anche senza procedere a una riforma strutturale del sistema pensionistico. 

Quando si va in pensione con il sistema misto

Il sistema misto è il sistema di calcolo utilizzato per chi va in pensione in questi anni.

Vale per tutti coloro che hanno cominciato a lavorare e contribuire prima del 1996.

Fino a quel momento, infatti, in Italia il calcolo pensionistico era retributivo. Dal 1996 in poi, invece, si è passati al calcolo contributivo

Il sistema misto, dunque, è un sistema ibrido che calcola la pensione con il sistema retributivo, per i periodi di lavoro pre 1996, e con il sistema contributivo, per i periodi di lavoro dal 1996 in poi.

In questi anni stanno andando in pensione i lavoratori che hanno cominciato a lavorare prima del 1996 e accedono, quindi, alla pensione con il sistema misto. 

Questo sistema prevede due finestre di pensionamento strutturali

Vecchiaia

La finestra di Vecchiaia nel sistema misto si ottiene se si soddisfano due requisiti:

  1. aver compiuto 67 anni
  2. avere almeno 20 anni di contributi alle spalle 

Partiamo dal secondo requisito: gli anni di contributi. 

Un anno di contributi in Italia corrisponde a 52 settimane. 

Per maturare questo requisito, quindi, è necessario avere contributi per almeno 1.040 settimane

Oltre a questo, è necessario soddisfare il requisito anagrafico, ovvero aver compiuto 67 anni

Questa è l’età necessaria nel 2025, ma la legge prevede che l’età di pensionamento si elevi progressivamente in relazione all’aumento dell'aspettativa media di vita.

Gli scatti in aumento previsti dalla legge sono stabiliti ogni due anni con decreto ministeriale (previsione introdotta dal Governo Berlusconi nel 2010 e resa automatica dalla riforma Fornero) un innalzamento dell’età di pensionamento legato alle stime Istat, che, secondo gli scenari previsionali della Ragioneria generale dello Stato di circa 2/3 mesi ogni due anni

Nel 2019, il Governo Conte ha bloccato gli scatti e nel 2025 il Governo Meloni li ha nuovamente introdotti. 

Dal momento, però, che l’aspettativa di vita media, a causa della pandemia di COVID, non è aumentata negli ultimi anni, dal 2025 al 2026 gli scatti nuovamente introdotti sono solo formali e non effettivi. 

Si prevede, invece, che ricominceranno ad essere reali a partire dal 2027 e quindi, da quel momento, l’età di pensionamento di vecchiaia potrà aumentare progressivamente, proprio in base all’aumento della speranza di vita media.

Anticipata 

La seconda finestra strutturale prevista nel sistema misto è chiamata Anticipata e non prevede alcun requisito anagrafico da soddisfare. 

In pratica questa finestra non richiede di avere almeno una certa età, ma semplicemente di aver lavorato abbastanza anni per ottenerla

Il requisito contributivo da soddisfare varia in base al sesso ed è di:

  • 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne;
  • 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini. 

Chi hai cominciato a lavorare da giovane, potrebbe accedere a questa finestra prima di compiere l’età di vecchiaia. 

Prendiamo, ad esempio, un lavoratore uomo che ha cominciato a lavorare stabilmente a 20 anni. 

Potrà accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni, oppure alla finestra di anticipata a 63 anni, poiché avrà maturato 43 anni di contributi (arrotondiamo i 42 anni e 10 mesi).

Nel suo caso, quindi, la finestra di anticipata si aprirà, effettivamente, prima di quella di vecchiaia. 

Se, invece, lo stesso lavoratore avesse cominciato a lavorare a 26 anni, la sua finestra di anticipata si aprirebbe a 69, due anni dopo rispetto alla finestra di vecchiaia che, come abbiamo visto, al momento è a 67 anni. Nel suo caso, dunque, la finestra di anticipata non lo manderebbe in pensione prima, anzi. 

Anche per quanto riguarda la finestra di anticipata, i requisiti aumenteranno progressivamente nel tempo.

Questi requisiti, infatti, sono congelati fino al 31 dicembre 2026 e dal 1° gennaio 2027, con cadenza biennale, riprenderanno gli adeguamenti in base all'aspettativa di vita. 

Per il biennio 2027-2028, dunque, i requisiti per la pensione anticipata potrebbero aumentare fino a:

  • 42 anni e 1 mese di contributi per le donne;
  • 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini.

Quando si va in pensione con il sistema contributivo

Per tutti i lavoratori che hanno cominciato a lavorare dopo il 1995 si applica il sistema di calcolo puramente contributivo. 

Il sistema contributivo è un metodo di calcolo della pensione basato sui contributi effettivamente versati all’INPS (o alla cassa di riferimento in quanto professionista in ambiti specifici, quale medico o architetto) durante l’intera carriera lavorativa.

Questo sistema è stato introdotto in Italia dalla riforma Dini del 1995 (Legge n. 335/1995) che ha, di fatto, rivoluzionato il sistema pensionistico del nostro Paese. 

Dal 1996 in poi, infatti, la pensione si basa su quanti contributi abbiamo effettivamente versato nel corso di tutta la nostra carriera lavorativa.

Ogni contributo versato concorre alla costruzione del montante contributivo, ovvero la somma totale sulla quale l’INPS (o la cassa di riferimento) calcolerà la pensione.

Al termine della vita lavorativa, il montante contributivo verrà moltiplicato per un coefficiente di trasformazione, che varia in base all'età. 

Questo coefficiente tiene conto della speranza di vita residua, quindi più tardi si va in pensione, più alto sarà il coefficiente e, di conseguenza, più alto sarà l’assegno pensionistico

In generale, il sistema contributivo comporta assegni pensionistici decisamente bassi in rapporto all’ultimo stipendio percepito nella carriera lavorativa. 

Il tasso di sostituzione, ovvero la quantità di stipendio che diventa pensione, si aggira attorno al 50 o 60%.

Il sistema contributivo prevede alcune finestre di pensionamento in più rispetto al sistema misto.

Qui di seguito elenchiamo e analizziamo le finestre previste nel sistema contributivo.

Vecchiaia

La finestra di Vecchiaia ha gli stessi requisiti di quella omonima nel sistema misto ma, nel sistema contributivo, prevede un requisito ulteriore legato all’importo della pensione

Per ottenere questa finestra di pensionamento, quindi, occorre: 

  1. aver cominciato a lavorare dopo il 31/12/1995
  2. aver compiuto 67 anni (requisito che si innalzerà nel corso degli anni);
  3. avere almeno 20 anni di contributi alle spalle;
  4. avere una pensione lorda di importo almeno pari al valore dell’assegno sociale. 

L’assegno sociale è un sussidio che lo Stato dà alle famiglie in difficoltà e, quest’anno, vale 7.002,84 € all’anno, ovvero 538,68 € al mese. 

Nel sistema contributivo se, nel corso della vita lavorativa, non si sono versati abbastanza contributi per ottenere una pensione annua lorda di almeno questo importo, non si ha diritto a ricevere la pensione di vecchiaia

Per ottenere un importo pensionistico annuo di questo tipo serve un montante contributivo di poco superiore ai 100.000 €.  

Per costruire un montante di questo valore, bisogna aver guadagnato, nel corso della propria vita lavorativa, circa 300.000 € lordi totali, ovvero meno di 10.000 € lordi all’anno. 

Anticipata

Esattamente come nel sistema misto, questa finestra non prevede alcun requisito anagrafico da soddisfare, ma richiede esclusivamente una certa quantità di anni di contributi, che varia in base al genere, ovvero 42 anni e 10 mesi di contributi alle spalle per gli uomini e almeno 41 e 10 mesi di contributi per le donne

Anche in questo caso, i requisiti aumenteranno progressivamente nel tempo a partire dal 2027. 

Anticipata contributiva

Questa finestra è prevista solo nel sistema contributivo e, come le altre viste finora, innalzerà il requisito anagrafico necessario per ottenerla. 

Oggi la finestra di anticipata contributiva richiede di soddisfare i seguenti requisiti: 

  1. aver cominciato a lavorare dopo il 31/12/1995;
  2. avere 64 anni di età (requisito che si innalzerà nel corso degli anni)
  3. avere almeno 20 anni di contributi alle spalle;
  4. avere un assegno pari, almeno, a tre volte l’assegno sociale. 

Prendendo a riferimento il valore dell’assegno sociale nel 2025, ovvero 7.002,84 € annui, per ottenere oggi la finestra di anticipata contributiva è necessario avere una pensione che sia di almeno 21.008,52 € lordi all’anno. 

Per ottenere una pensione di questo tipo serve un montante contributivo di più di 400.000 €, quindi una RAL (Retribuzione Annua Lorda) media nel corso della vita lavorativa di circa 35.000 € all’anno. 

Vecchiaia contributiva

Anche questa finestra esiste solo nel sistema puramente contributivo e si ottiene avendo:

  1. 71 anni di età
  2. almeno 5 anni di contributi.

A questa finestra di pensionamento potranno accedere tutti coloro che non hanno i 20 anni di contributi richiesti per la pensione di vecchiaia e/o coloro che non raggiungono l’importo soglia minimo (equivalente all’assegno sociale) necessario per ottenere la pensione di vecchiaia. 

Possibilità di cumulare la rendita del fondo pensione

Come abbiamo visto, per la pensione di vecchiaia e la pensione di anticipata contributiva, è necessario raggiungere anche delle soglie minime di importo pensionistico, ovvero nel primo caso l’importo dell’assegno sociale, nel secondo caso un importo che sia almeno pari a tre volte l’assegno sociale. 

Nella Manovra finanziaria 2025, varata dal Governo, è stata introdotta la possibilità di utilizzare la rendita maturata presso un fondo di previdenza complementare per raggiungere la soglia minima di importo richiesta per ottenere la pensione di vecchiaia. 

Ciò significa che, se con il montante contributivo accumulato nelle casse dell’INPS durante gli anni di lavoro si ottiene un importo mensile più basso rispetto all’importo dell’assegno sociale, allora si può sommare a questo importo anche quello derivante dalla rendita vitalizia erogata dal proprio fondo pensione

Si può chiedere concretamente la rendita al proprio fondo pensione solo da quando si è effettivamente pensionati, quindi, in questo caso, il valore della rendita è teorico.

Il fondo pensione dovrà produrre un documento in cui viene indicato l’importo di rendita previsto nel singolo caso, calcolato in base al montante contenuto nel fondo pensione, l’età dell’aderente e il coefficiente di trasformazione di cui all'art. 1 comma 6 della l. 335/1995 (lo stesso previsto dal calcolo della pensione da parte dell'INPS), in base all’aspettativa media di vita. 

Sempre a partire dal 2025, inoltre, sarà possibile utilizzare la rendita maturata presso un fondo di previdenza complementare per raggiungere la soglia minima di importo richiesta per ottenere anche la finestra di anticipata contributiva

Tuttavia, chi sfrutterà questa possibilità per andare in pensione a 64 anni, vedrà innalzarsi il numero di anni di contributi richiesto. 

Infatti, dal 2025 saranno richiesti almeno 25 anni di contributi obbligatori per accedere alla pensione anticipata e dal 2030 il requisito salirà a 30 anni di contributi.

Invece, chi non dovrà utilizzare il proprio fondo per accedere a questa finestra, manterrà il requisito minimo richiesto di 20 anni di contributi. 

Altre finestre di pensionamento valide nel 2025

Attualmente, esistono alcune finestre di pensionamento anticipato che non sono, però, strutturali e che potrebbero essere modificate o eliminate nei prossimi anni. 

La Legge di Bilancio 2025 ha confermato le finestre di pensionamento anticipato già previste nel 2024. 

Vediamo quali sono.

Opzione Donna

L'Opzione Donna è una possibilità concessa alle lavoratrici che soddisfano alcuni requisiti: 

  1. avere almeno 35 anni di contributi;
  2. avere almeno 61 anni di età se non si hanno figli (il requisito anagrafico si riduce a 60 anni se si ha un figlio e a 59 se si hanno due o più figli). 

Però, questi requisiti minimi non bastano per poter beneficiare di Opzione Donna.

Si ottiene questa possibilità, infatti, solo se si è anche in una delle seguenti condizioni:

  • si assiste da almeno sei mesi un parente convivente con handicap grave;
  • si ha una riduzione della capacità lavorativa di almeno il 74%;
  • si lavora o si è state licenziate da un’azienda per cui è attivo un tavolo di crisi.

Se si accede al pensionamento tramite Opzione Donna, l’importo della pensione sarà calcolato interamente con il sistema contributivo, anche se si possiedono anni di contributi precedenti al 1996, con una conseguente penalizzazione del valore della pensione. 

Quota 103

È stata riconfermata la possibilità di andare in pensione a 62 anni se si hanno almeno 41 anni di contributi alle spalle e vedendo la propria pensione calcolata interamente con il sistema contributivo. 

Esattamente come per Opzione Donna, con questo metodo di calcolo, anche chi ha cominciato a lavorare prima del 1996 non andrà in pensione con calcolo misto e vedrà il suo assegno pensionistico penalizzato in termini di importo. 

APE sociale

Questa è una misura assistenziale a sostegno di persone che abbiano almeno 63 anni e 5 mesi di età

L’APE Sociale garantisce un sussidio a chi non ha un lavoro fino al raggiungimento dell’età anagrafica prevista per il pensionamento di vecchiaia che, lo ricordiamo, nel 2025 è a 67 anni.

Per ottenere APE Sociale occorre non essere titolari di alcun reddito da lavoro dipendente o autonomo (in questo ultimo caso la soglia è di 5.000 € annui) e determinate condizioni.

Oltre al requisito anagrafico già citato, occorre essere in una delle seguenti 4 situazioni:

  • addetto a mansioni gravose per almeno sei anni negli ultimi sette o per almeno sette anni negli ultimi dieci con minimo 36 anni di contributi (questo requisito contributivo si riduce a 32 anni in caso di operai edili e ceramisti);
  • care-giver da almeno sei mesi di un parente convivente con grave handicap;
  • invalido civile per almeno il 74% e con almeno 30 anni di contributi; 
  • disoccupato di lunga durata;  in questo caso, che è anche il più frequente, occorre avere almeno 30 anni di contributi alle spalle ed è necessario avere esaurito la fruizione della Naspi (il sussidio di disoccupazione previsto in Italia), o non averne diritto.  

Nel calcolo dei requisiti contributivi utili all’ottenimento di APE Sociale, valgono solo i contributi versati in qualunque gestione INPS, mentre non si possono far valere gli anni di contributi nelle casse di previdenza privata, solitamente riservate a specifiche categorie di liberi professionisti. 

Per far valere i contributi in queste casse serve ricongiungere gli anni di contributi della cassa privata, trasportandoli nella gestione dell’INPS, versando un onere spesso molto alto. 

Un ultimo dato importante, per chi stesse valutando di richiedere APE Sociale, consiste nel fatto che l’importo erogato non potrà mai superare i 1.500 € lordi al mese per 12 mensilità fino alla data di compimento dell’età per la pensione di vecchiaia (ad oggi a 67 anni).

Lavoratori precoci

Si tratta di lavoratori, con 41 anni di contribuzione, che possono far valere 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente al 19° anno di età e che si trovano in una delle seguenti condizioni:

  • stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale con conclusione integrale della prestazione per la disoccupazione da almeno tre mesi;
  • invalidità superiore o uguale al 74%;
  • che assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, parenti/affini (secondo determinati requisiti) con handicap grave, oppure siano affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti;
  • hanno svolto attività particolarmente faticose e pesanti;
  • sono ricompresi, negli ultimi anni di attività lavorativa, tra determinate categorie di lavoratori dipendenti.

Attività usuranti

Chi compie lavori considerati usuranti come, ad esempio, i lavori con turni notturni, può accedere alla pensione con i seguenti requisiti:

  1. avere almeno 35 anni di contributi;
  2. avere un’età che varia da un minimo di 61 anni e 7 mesi a un massimo di 64 anni e 7 mesi.

Il requisito anagrafico varia in base al tipo di inquadramento professionale, ovvero se si è lavoratori dipendenti o autonomi e anche in base alla quantità di turni notturni previsti nel corso dell’anno dal proprio contratto di lavoro (da 64 a 71 giorni, da 72 a 77 giorni, 78 giorni o più). 

Più frequente è il lavoro notturno, più basso è il requisito anagrafico. 

In questo articolo abbiamo offerto una panoramica sui “tempi” del pensionamento, per dare un’idea quanto più esaustiva possibile di quando” si può andare in pensione in Italia.

Prossimamente, sempre in questo blog, pubblicheremo un approfondimento sul calcolo quantitativo pensionistico, per cercare di capire “con quanto” si va in pensione. 

Se vuoi approfondire e capire in dettaglio la tua situazione previdenziale, puoi utilizzare il nostro servizio a pagamento Elsa Premium

Un’ora interamente dedicata a te e al tuo futuro pensionistico.