Dal 2009 il sistema pensionistico italiano prevede che l’età pensionabile sia definita sulla base della speranza di vita, dunque ogni volta che quest’ultima aumenta, andiamo in pensione più tardi.
Ma perché funziona così?
In questo modo lavoreremo più a lungo e verseremo più contributi all’INPS che ci restituirà una pensione più alta, ma allo stesso tempo dovrà mantenerci per meno anni, perché andremo in pensione più vicino alla data in cui mediamente si muore in Italia.
Oggi (2025)
Nel 2025 il diritto alla pensione di vecchiaia si ottiene a 67 anni (con almeno 20 anni di contributi) e la finestra di pensione anticipata dopo 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e dopo 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini.
Questi requisiti sono invariati da anni perché gli scatti di innalzamento dei requisiti anagrafici e contributivi per accedere alla pensione sono stati bloccati dal Governo Conte nel 2019.
Gli scatti sono stati nuovamente introdotti dal Governo Meloni, ma per effetto della mortalità causata dalla Pandemia di COVID-19, il biennio 2025/2026 non vedrà aumentare l’età pensionabile.
L'Istat, però, ha certificato un aumento della speranza di vita.
Infatti, nel 2024 la speranza di vita a 65 anni è salita a 21,2 anni.
Tra il biennio 2023-2024 e il 2021/2022 c’è stato un incremento di sette mesi della speranza media di vita.
A questi sette mesi bisogna sottrarre i quattro mesi di riduzione causati dalla Pandemia.
Domani (2027)
Questo significa che, a partire dal 2027, aumenterà di 3 mesi l’età pensionabile.
La pensione di Vecchiaia si otterrà a 67 anni e 3 mesi.
La pensione di Anticipata si otterrà dopo 42 anni e 1 mese di contributi se si è donne e dopo 43 anni e 1 mese se si è uomini.
La risposta del Governo
Il Governo attuale, tramite il sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, ha dichiarato di voler nuovamente bloccare gli scatti di innalzamento dei requisiti anagrafici e contributivi necessari per accedere al pensionamento.
Ovviamente, chi è prossimo alla pensione sarà senza dubbio rincuorato dalla prospettiva di non dover andare in pensione qualche mese dopo rispetto ad oggi.
Diverso è, invece, l’impatto che questo stop avrà su chi ha ancora molti anni di lavoro davanti.
Il problema principale
Per com’è studiato il sistema pensionistico in Italia, se, nonostante l’aumento della speranza di vita, si blocca l’età di pensionamento, si ripete quello che è già successo in passato e le conseguenze sono facilmente prevedibili: ci saranno troppi pensionati da mantenere per un periodo di tempo che l’INPS non potrà permettersi e, di conseguenza, il peso della situazione graverà sulle generazioni future, che accederanno alla pensione sempre più tardi o con assegni pensionistici ancora più bassi di quelli che, già attualmente, il sistema contributivo prevede.
La situazione è, dunque, molto complicata e controversa perché da un lato non è sano e nemmeno giusto lavorare oltre i 70 anni e dall’altro lato bloccare l’età pensionabile senza cambiare altri aspetti del sistema pensionistico è una soluzione solo a breve termine che, però, aumenta ulteriormente il problema nel medio-lungo periodo.
Noi di Ciao Elsa seguiremo da vicino l’evolversi di questa decisione e se nel frattempo voi capire bene quando si va in pensione in Italia, lo abbiamo spiegato in dettaglio in questo video su YouTube e in questo articolo del nostro blog.